In questa guida spieghiamo quale sale per lavastoviglie utilizzare, analizzando le differenze tra sale grosso e sale specifico.
La guerra al calcare negli anni ha alimentato il mercato di prodotti per combattere depositi e incrostazioni su superfici, elettrodomestici e tubature. Bersagliati dagli spot pubblicitari, siamo spinti a comprare prodotti specifici per salvaguardare lavatrici, lavastoviglie e quant’altro. In realtà non ne avremmo sempre bisogno, come invece vorrebbe far credere la pubblicità, perché non in tutte le case l’acqua è così dura (ovvero ricca di calcio e magnesio) da giustificare un intervento con un prodotto scioglicalcare. Il sale “rigenerante” per lavastoviglie serve a ripulire l’addolcitore, ovvero il dispositivo che assorbe il calcare presente nell’acqua di lavaggio, che altrimenti finirebbe su piatti e bicchieri. Per questo processo, però, non è indispensabile un sale di una “granulometria studiata appositamente”, come troviamo scritto sulle confezioni dei prodotti venduti appositamente. Infatti, a volte l’occorrente è già in casa: un banale sale grosso da cucina, per uso alimentare, che compete con i protagonisti delle pubblicità. Per di più permette di risparmiare sulle spese domestiche.
In genere la pubblicità fa la guerra ai rimedi classici, che costano poco e che permettono a volte di ottenere risultati simili a quelli garantiti dai più aggressivi detersivi. Conoscete le virtù dell’aceto . Anche il sale da cucina è un valido aiuto in casa. Di fatto i sali per lavastoviglie non sono altro che cloruro di sodio, cioè sale, particolarmente raffinato. In pratica, un processo industriale permette di ridurre al minimo le impurità naturalmente presenti nel sale marino, come i resti di conchiglie o sabbia. Se, infatti, il filtro della lavastoviglie raccogliesse troppe impurità alla lunga potrebbe danneggiarsi. Anche il sale da cucina di certo non arriva sulle nostre tavole così come la natura lo ha fatto, ma subisce un processo di purificazione.
A parte i prodotti migliori, sali con pochissime impurità, una buona distribuzione granulometrica e una scarsa quantità di ioni calcio, tutti gli altri sali per lavastoviglie sono paragonabili a quello da cucina. Le differenze tra i due tipi di sali sono irrilevanti: quelli per lavastoviglie hanno un grado di purezza pari al 99,8 %, quello alimentare arriva al 99,4%. La differenza, invece, la fa il prezzo: i prodotti specifici costano fino a 22 volte di più.
Per quanto riguarda la presenza di contaminanti e di metalli pesanti (come nitrati, fosfati, manganese, rame, mercurio…), non ci sono problemi, mentre emerge la presenza di solfati che, anche se nei limiti, indicano quanto i nostri mari siano inquinati.
Calcio, magnesio e potassio
Un sale ottimale deve avere un contenuto basso di calcio e magnesio e alto di potassio. Il sale da spesso è in linea con gli altri sali per lavastoviglie, anzi in alcuni casi è anche più indicato.
Solfati
I fosfati sono indicatori di inquinamento delle acque ed è quindi prevedibile trovarli nel sale marino. Sono presenti un po’ ovunque, anche se sempre entro limiti accettabili.
Purezza
Sono buoni i giudizi quando il sale è puro almeno al 99,4%, limite sotto al quale potrebbero danneggiarsi i filtri della lavastoviglie.