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Hai un termostato Avidsen e non vuoi perderti in menù che sembrano complessi? Tranquillo, ci siamo passati tutti. Con qualche passaggio chiaro e due o tre concetti ben piantati in testa, lo imposti una volta e te lo dimentichi per mesi. E sì, puoi farlo senza essere un installatore.

Capire che Avidsen hai e che impianto comandi
Prima domanda, la più terra-terra: che modello hai davanti? Avidsen propone termostati “semplici” con controllo ON/OFF, cronotermostati con programmazione settimanale e versioni connesse con ricevitore radio e app. L’interfaccia cambia, la logica no: scegli una temperatura, decidi quando mantenerla e definisci come il dispositivo deve reagire alle variazioni dell’ambiente.
Seconda domanda, ancora più importante: che cosa c’è dall’altra parte dei morsetti? Radiatori in alluminio o ghisa, ventilconvettori, pavimento radiante o pompa di calore. Perché incide? Perché l’inerzia termica è il vero “carattere” dell’impianto. Un pavimento radiante è lento e continuo; i radiatori sono scattanti; i ventilconvettori rispondono in fretta ma si raffreddano altrettanto in fretta; una pompa di calore ama i cicli lunghi. Sapere questo ti fa impostare fasce orarie sensate e ti evita la sindrome da “sali e scendi” che brucia energia e pazienza.
Una nota pratica sulla posizione. Se il termostato è su una parete fredda, vicino a una finestra o sopra un termosifone, la lettura sarà falsata. Non sempre si può spostare il dispositivo, lo so. Più avanti vediamo come correggere con l’offset senza toccare la muratura.
Prime mosse: orologio, lingua, unità e modalità
Il primo avvio mette ordine nelle basi. Imposta l’ora e il giorno. Sembra banale, ma la programmazione settimanale dipende da questo. Controlla lingua e unità di misura (°C, non °F, a meno che tu non viva tra le Montagne Rocciose a tua insaputa). Poi scegli la modalità operativa.
In manuale imposti un singolo setpoint che resta attivo finché non lo cambi. In automatico il termostato segue il programma che costruirai tra poco. C’è anche la protezione antigelo, che mantiene una temperatura minima quando sei via per giorni. Non è un vezzo: evita guai seri a impianti e tubazioni, specie in case poco isolate o in montagna.
Arriviamo al cuore: le temperature di riferimento. Definisci una coppia semplice e realistica. Per molti, 20 °C per il comfort e 17–18 °C per l’eco notturna funzionano bene. In case nuove, ben isolate, puoi scendere di mezzo grado senza accorgertene; in edifici datati potresti preferire 20,5 °C per il comfort. L’importante è non cambiare idea ogni ora: altrimenti l’impianto rincorre un bersaglio che si sposta.
Programmazione settimanale senza ansie
Qui il termostato diventa un alleato vero. L’errore classico è complicare la mappa con dieci fasce di un’ora ciascuna. La semplicità vince. Se lavori fuori, una finestra di comfort al mattino e una alla sera bastano. Se fai smart working, aggiungi un plateau centrale più morbido. Nel weekend, di solito, si sta più a casa: allunga la fascia diurna e riduci i picchi.
La domanda tipica è inevitabile: “Devo anticipare per svegliarmi già alla temperatura giusta?”. Sì, ma di quanto dipende dall’impianto. Con i radiatori bastano spesso 20–30 minuti. Con il pavimento radiante serve più anticipo. Non c’è una tavola scolpita nella pietra: osserva per tre giorni e ritocca di 15 minuti alla volta. Se alle 7 vuoi 20 °C e ne leggi 19,3 °C, anticipa un po’. Se ti svegli sudato, posticipa. È una messa a punto, non un esame di termofisica.
I cronotermostati Avidsen permettono di copiare un giorno su altri giorni. Sfrutta questa scorciatoia: imposti bene il lunedì, lo porti fino al venerdì e poi personalizzi il weekend. Il vantaggio non è la pigrizia, è la coerenza. E la coerenza, in termoregolazione, significa comfort stabile e consumi prevedibili.
Parametri che cambiano il gioco: isteresi, offset e antigelo
Dentro ai menù avanzati trovi alcune voci che meritano due righe. L’isteresi è la “tolleranza” con cui il termostato decide di accendere o spegnere intorno al setpoint. Stretta significa temperatura molto precisa ma più cicli ON/OFF; larga significa meno cicli e marcia più regolare, ideale con pompe di calore e pavimenti radianti. Se non sai da dove partire, scegli un valore intermedio e guarda come reagisce la casa.
L’offset corregge eventuali letture sballate. Esempio classico: sul display vedi 19,5 °C, ma al centro stanza il termometro segna 20,0 °C. Con un offset di +0,5 °C allinei sensazione e lettura. È un ritocco minuscolo che cambia tutto nella percezione quotidiana. Se dopo l’offset continui a sentire differenze marcate, forse la posizione del dispositivo è troppo penalizzante e, quando possibile, vale lo spostamento.
L’antigelo, come detto, è la rete di sicurezza. Di solito è fissato attorno ai 5 °C, ma alcuni modelli consentono di alzarlo. Nelle seconde case o nei locali a rischio conviene. Nelle città di pianura, in appartamento, puoi lasciare il valore standard e dormire sereno.
Versioni wireless e connesse: abbinamenti senza drammi
Molti termostati Avidsen lavorano in coppia con un ricevitore vicino alla caldaia. Il principio è semplice: il termo invia il comando via radio, il ricevitore chiude il contatto e la caldaia parte. Se stai installando, segui la sequenza consigliata: alimenti il ricevitore, lo metti in apprendimento, alimenti il termostato e li fai “presentare”. Quando la spia di collegamento resta fissa, significa che i due si parlano. Se invece stai solo verificando, controlla che, al cambio di stato del termostato, sul ricevitore si accenda la spia del relè. È un feedback immediato che dice “ok, il comando è partito”.
Sui modelli Wi-Fi l’app ufficiale ti permette di gestire orari, scenari, assenze e rientri. L’abbinamento di solito avviene con il classico flusso “configurazione rapida”: il termostato entra in modalità pairing, lo smartphone si collega alla rete temporanea del dispositivo, poi si passa le credenziali della rete di casa. La cosa più importante è usare la banda a 2,4 GHz, quella che la maggior parte dei dispositivi domestici digerisce senza capricci. Se cambi router o password, rifai l’associazione: i programmi restano memorizzati, quindi non perdi il lavoro fatto.
Un consiglio di buon senso: il controllo da app è comodo, ma non trasformarti in un “regista compulsivo”. Imposta un profilo stabile e intervieni solo quando cambia davvero la tua giornata. Le continue micro-variazioni, oltre a farti perdere tempo, creano zig-zag termici poco piacevoli.
Se hai radiatori, ventilconvettori o pavimento radiante
Ogni impianto ha il suo carattere. Con i radiatori puoi permetterti salite rapide e ridotte più nette. La casa reagisce in fretta e il termostato può tenere un’isteresi più stretta senza stress. Con i ventilconvettori il discorso è simile, ma occhio agli sbalzi: aria troppo calda per brevi minuti non è sinonimo di comfort. Meglio temperature di mandata coerenti e soste più lunghe.
Il pavimento radiante è un mondo a parte. Se lo tratti come un radiatore gigante, lo odi dopo una settimana. Il segreto è la continuità: fasce ampie di comfort, ridotta leggera (anche solo un grado in meno) e isteresi più larga. L’inerzia è la tua amica: scalda lentamente, raffredda lentamente, mantiene bene. In mezza stagione è normale ridurre i salti ancora di più per evitare accensioni brevi che non fanno in tempo a tradursi in temperatura percepita.
E la pompa di calore? Ama i cicli lunghi. Evita programmi “a denti di sega”. Se lasci lavorare con differenze moderate e costanti, l’efficienza sale e il rumore scende. Il termostato qui è un direttore d’orchestra: dà il tempo, non fa gli assoli.
Uso quotidiano: quando toccare e quando lasciar fare
Dopo la prima settimana di rodaggio, scoprirai che ci sono due tipi di intervento: i ritocchi occasionali e gli aggiustamenti strutturali. I ritocchi sono la cena con amici, il rientro anticipato dal lavoro, il weekend fuori. Passi in manuale, alzi o abbassi di mezzo grado, poi torni all’automatico. Gli aggiustamenti strutturali sono i cambi di stagione o di routine: qui modifichi gli orari e, se serve, ritocchi isteresi e offset.
Un aneddoto vero come il caffè al mattino. Gennaio, casa a due piani, radiatori in alluminio. Il lettore mi scrive: “Ho freddo alle 7, caldo alle 9, poi di nuovo freddo”. Guardata la programmazione, aveva messo tre picchi di un’ora. Gli ho proposto due plateau più lunghi, anticipo di 20 minuti e offset di +0,3 °C perché il dispositivo era su una parete esterna. Quattro giorni dopo: “È diventato noioso, ma perfetto”. In termoregolazione, “noioso” è un complimento.
Risoluzione dei problemi più comuni
Capita, e non è la fine del mondo. Se la caldaia non parte, verifica prima le cose semplici: il termostato è in automatico o manuale e non in off o in antigelo? La temperatura impostata è davvero più alta di quella ambientale? L’icona del relè è attiva? Se sì e la caldaia tace, il problema potrebbe essere a valle: morsetti, alimentazione del ricevitore, ponte in caldaia. Se non te la senti, chiama l’installatore. Non è una sconfitta, è sicurezza.
Se le letture ballano, guarda l’ambiente. Correnti d’aria, sole diretto, elettrodomestici vicini, bocchette dei fan-coil: tutto influisce. Sposta, se puoi, le fonti di disturbo. Altrimenti misura al centro stanza con un termometro affidabile e applica l’offset.
Se l’app mostra il dispositivo offline, respira. Quasi sempre è la rete. Controlla che il Wi-Fi a 2,4 GHz sia attivo, che il nome rete non abbia caratteri strani e che la password sia corretta. Rifai l’associazione: in pochi minuti torni operativo.
Manutenzione e sicurezza: poco da fare, ma farlo bene
Il termostato chiede poco. Tieni pulito il frontale con un panno morbido, niente solventi. Non ostruire le fessure di ventilazione: è da lì che la sonda “annusa” l’aria. Se tinteggi la parete, copri il dispositivo. Una pellicola di vernice sugli ingressi dell’aria è come una sciarpa in agosto: altera tutto.
Sul fronte sicurezza, i collegamenti elettrici e radio vanno rispettati alla lettera. Se devi spostare il ricevitore o cambiare la logica di comando, togli alimentazione e, se non è il tuo mestiere, fatti aiutare. La serenità vale più di un fai-da-te forzato.
Quando fare il reset e come ripartire senza panico
A volte erediti impostazioni misteriose. In questi casi, il reset ai valori di fabbrica è una scorciatoia pulita. Prima scatta foto ai programmi: ti bastano per ricrearli in due minuti. Dopo il reset riparti dall’orologio, imposti comfort ed eco, costruisci due fasce semplici mattina/sera per la settimana, una più lunga nel weekend. Lasci correre tre giorni e solo dopo tocchi isteresi e offset. È il modo più rapido per uscire dal labirinto delle “spunte dimenticate”.
Una traccia pratica, raccontata come la faresti tu
Arrivi al termostato e metti a posto ora e giorno. Scegli 20 °C di comfort e 17,5 °C di eco. In settimana imposti due finestre, 6:30–8:30 e 18:00–22:30. Nel weekend allunghi 9:00–22:30 con una pausa leggera a metà pomeriggio se ti piace l’aria fresca. Verifichi per tre giorni se alle 7 hai già la temperatura desiderata; in caso contrario anticipi di 15–20 minuti. Controlli con un termometro al centro stanza e, se serve, offset di qualche decimo. Osservi la frequenza degli avvii: troppi? Allarga l’isteresi di un passo. Pochi ma con oscillazioni percepibili? Stringila. A quel punto… lo lasci lavorare. È questo il bello: un’impostazione onesta ti regala settimane di silenzio operativo.
Domande che potresti avere proprio ora
Conviene davvero abbassare di notte? Nella maggior parte delle case sì, ma senza esagerare: un grado o poco più basta. Hai un cane o un gatto in casa? Tieni l’eco un filo più alto e dormi sereno. Vivi in condominio con riscaldamento centralizzato? Il termostato regola la tua parte: imposta fasce coerenti con gli orari di attivazione dell’impianto condominiale e fai la differenza comunque. Usi spesso il forno o altre fonti di calore? Aspettati qualche grado in più in cucina: niente di strano, puoi abbassare un po’ il setpoint nelle fasce “cucinate”.
E se cambi completamente routine? Non inseguire il singolo giorno. Crea due programmi salvati, “settimana in ufficio” e “settimana da casa”, e attiva quello giusto la domenica sera. È una piccola abitudine che semplifica tutto.
Conclusioni
Impostare un termostato Avidsen non è un rompicapo. È una sequenza chiara: basi in ordine, temperature sensate, programma pulito, due parametri ben capiti e un pizzico di osservazione i primi giorni.