Indice
I cannelli ossi butano sono collegati a due bombole, una di gas (butano, propano, ma anche acetilene) e l’altra di ossigeno: mentre con solo il propano si possono raggiungere 1800°C, un apporto di ossigeno consente di salire fino a 2800 gradi. La postazione comprende anche dei regolatori di pressione. Sul cannello si trovano i pulsanti di regolazione dell’alimentazione dei gas. Le postazioni ad arco saldano grazie al calore liberato da un arco elettrico che si produce tra due elettrodi sotto tensione. Poiché la temperatura è elevata, si ottiene una saldatura autogena, si ha cioè la fusione dei due metalli che si miscelano con il metallo di apporto. Una postazione comprende un semplice trasformatore (postazione statica, la più diffusa) o un gruppo generatore (postazione mobile) sotto una carrozzeria metallica, un pulsante di regolazione dell’intensità nonché due cavi elettrici, uno che termina con una pinza (di massa), da fissare al pezzo da saldare, e l’altro con un elettrodo (che funge da metallo di apporto). Si lavora solo con la protezione di una maschera.
Fiamma
Sul cannello si monta una lancia, il cui ugello è scelto in funzione dello spessore dei pezzi (i produttori forniscono una tabella). Aprite la bombola dell’ossigeno, quindi quella del gas. Accendete il cannello, preferibilmente con un accendigas, dirigendo l’ugello verso l’esterno. Regolate l’erogazione di ossigeno secondo le indicazioni date dal produttore e poi quella dell’altro gas.
Utilizzo del cannello ossiacetilenico
I cannelli ossiacetilenici sono degli utensili più perfezionati delle lampade per saldare, perché consentono di ottenere delle temperature nettamente superiori. Il cannello ossiacetilenico viene utilizzato da molto tempo per la saldatura autogena. È accompagnato da due bombole di gas compresso (acetilene e ossigeno) dotate di un rubinetto (o valvola). Queste bombole sono generalmente trasportate da un carrello o poste in una scatola portatile. I regolatori della pressione sono degli apparecchi di misurazione e di regolazione fissati sui rubinetti e consentono di riportare il gas ad una pressione di utilizzo (tra 0,3 e 3 kg/cm2). Il cannello comprende dei raccordi che permettono di collegarsi ai tubi: una camera di miscelatura ossigeno/acetilene, un canale di uscita e un ugello assicurano la combustione. Esistono numerosi tipi di saldatori. Per gli hobbisti, in genere si sostituisce l’acetilene con il butano, il propano o con una miscela gassosa (per esempio, 40% butano/60% propano). Le prestazioni possono variare; alcuni apparecchi sono più adatti ai lavori di precisione e sono dotati di microugelli per modellistica, grafica, gioielleria… I fabbricanti hanno fatto degli sforzi notevoli per facilitarne l’uso: per esempio, l’alimentazione di gas può essere comandata semplicemente premendo un pulsante unico, come nel caso del Coxynel (Camping Gaz), un apparecchio leggero e facile da utilizzare, ma che consente la saldatura autogena. Le postazioni di questo tipo sono vendute con un set di ugelli per i vari tipi di lavori.
Preparazione
Lavorate su una superficie non infiammabile, preferibilmente su un banco per saldature o, in mancanza di questo, su mattoni refrattari. Iniziate decapando con cura le parti da assemblare con una lima, una spazzola metallica o un abrasivo montato su un utensile elettrico (levigatrice orbitale). I pezzi grandi si sverniciano più facilmente con la smerigliatrice angolare. Se si tratta di una riparazione, eliminate le sbavature di metallo che possono essere state causate dalla rottura. I pezzi da assemblare devono essere immobilizzati sul banco. Se si tratta di lamiere assemblate a piatto, occorre smussare i bordi se misurano più di 4 mm di spessore. La distanza da rispettare tra i due pezzi è in genere pari alla metà del loro spessore.
Bacchette di apporto
L’azione della fiamma produce la fusione delle estremità delle due parti da saldare, che si uniscono con l’ausilio di un materiale d’apporto (da fondersi contemporaneamente), che varia secondo la natura dei pezzi da unire. Le bacchette (con un diametro variabile da 1 a 7 mm secondo lo spessore dei pezzi da unire) devono avere le seguenti caratteristiche
-Per l’acciaio dolce: basso contenuto di carbonio e assenza di disossidanti.
-Per l’acciaio duro: disossidante (carbonio – bicarbonato di soda – borace silice).
-Per la ghisa: ghisa al silicio senza manganese e con disossidante.
-Per il rame: rame fosforoso con tracce di alluminio e con disossidante.
-Per l’ottone: ottone dello stesso titolo, con tracce di alluminio e disossidante.
-Per il bronzo: bronzo dello stesso titolo con dissossidante.
-Per il piombo: piombo duro esente da stagno e antimonio, senza disossidante.
-Per l’alluminio: alluminio purissimo con disossidante.
Saldatura
Avvicinate la fiamma ai pezzi inclinandola a 45°. L’estremità del dardo deve essere a circa 3 mm dal metallo. Iniziate con l’appuntatura, che consiste nell’applicare dei punti di saldatura iniziando dal centro: in tal modo, eviterete che i pezzi si allontanino per effetto del calore.
Per tracciare, si depongono semplicemente delle gocce di metallo di apporto. Eseguite quindi la saldatura vera e propria. Fate riscaldare il metallo e applicate il metallo di apporto immergendo la bacchetta nel metallo in fusione; allo stesso tempo, rialzate il cannello per evitare il surriscaldamento. Cercate di procedere in modo regolare. Se i pezzi sono spessi, eseguite diversi passaggi.
Arco elettrico
Per fare in modo che l’arco elettrico si produca quando si avvicina l’elettrodo al pezzo, occorre che la tensione della corrente sia sufficiente. I produttori indicano sempre la tensione di innesco quale prima caratteristica dei loro apparecchi: è di 45 o 46 V per i più leggeri, e spesso di 49 o 50 V. Una postazione di saldatura ad arco si caratterizza anche per l’intensità massima della corrente (100, 160 o 220 ampére). Occorre anche tener conto del fattore di lavorazione, cioè del diametro degli elettrodi che è possibile utilizzare in un’ora (perché è necessario lasciare raffreddare le bobine). Si regola l’intensità in funzione del diametro dell’elettrodo e dello spessore dei pezzi.
La pinza di massa deve essere ben fissata sul pezzo, eventualmente mediante una lamiera pulita e sgrassata. Tenendo la maschera con la sinistra, avvicinate l’elettrodo a qualche centimetro dal pezzo. Mettete la maschera davanti agli occhi, sfregate l’elettrodo sul pezzo per produrre le scintille e sollevatelo di 5 mm in modo da stabilire l’arco. Abbassate quindi l’elettrodo a 3 mm: dovrete udire un cripitio regolare. Iniziate con l’appuntatura, come con il cannello. Per la saldatura, la bacchetta deve essere spostata regolarmente a mano a mano.
Disincrostazione
Il cordone deve sporgere al di sopra del pezzo, formando uno smusso regolare. Deve penetrare fino in fondo al giunto e presentare in superficie delle venature leggere. La scoria che forma una crosta sul cordone deve poter essere tolta con facilità. Disincrostatela con il martello da saldatore prima di sfregare con la spazzola metallica. Quando il giunto è profondo, occorrono diverse passate sulla scoria, in quanto i vari strati di metallo di apporto devono fondersi. Tirate verso di voi un cordone di saldatura e non spingetelo, per evitare l’inclusione della scoria.
Filo in continuo
Una postazione ad arco normale è difficile da utilizzare per le lamiere sottili, che rischiano di essere forate. Una postazione mista che consente la saldatura ad arco mediante un metallo di apporto sotto forma di un filo continuo è molto indicata per questa operazione. Il filo si srotola automaticamente quando si preme la levetta. La saldatura, eseguita a bassa intensità (100 A) e in continuo (senza raffreddamento della postazione), è protetta contro l’ossidazione dal getto di un gas (argon e gas carbonico in una bombola con regolatore di pressione). Questo apparecchio è molto indicato per la saldatura dell’alluminio. Può essere utilizzato per la saldatura ad arco classica.
Saldatura
Sicurezza
La saldatura con il cannello o ad arco non è particolarmente pericolosa, a condizione di prendere delle precauzioni sistematiche e di rispettare le norme di sicurezza. La vostra protezione riguarda prima di tutto gli occhi e il viso: non dimenticate che la fiamma di un cannello o l’arco di un elettrodo raggiungono i 3000°C e che il lancio di una particella può essere fatale per gli occhi. Conviene quindi portare sempre degli occhiali per saldatori o una maschera, anche per i piccoli interventi o per i ritocchi. Gli occhiali vanno bene anche per la saldatura alla fiamma (le due mani sono occupate): utilizzate unicamente degli occhiali appositi da saldatore che proteggono completamente l’occhio; esistono dei modelli che consentono di portare delle lenti da vista. Le maschere sono indicate per la saldatura ad arco e proteggono efficacemente gli occhi e il viso dalle scorie. Proteggono contro l’intensità luminosa dell’arco e consentono di guardare; comprendono un vetro colorato, protetto da uno bianco che bisogna pulire spesso. Dovete portare dei guanti isolanti che evitino le bruciature. Ricordate che ci si brucia molto di più con i pezzi ancora caldi che con la fiamma. Conviene quindi lasciarli raffreddare prima di maneggiarli, o utilizzare delle pinzette. Inoltre, non indossate vestiti sintetici o ampi che rischino di prendere fuoco. Se avete i capelli lunghi, è meglio proteggerli con un foulard.
Prendete l’abitudine di spegnere il cannello non appena interrompete la saldatura. Non posate mai il cannello acceso sul banco. Prima di iniziare il lavoro, passate rapidamente in rassegna le vicinanze per assicurarvi che non ci sia del materiale infiammabile. Quando maneggiate le bombole di gas molto infiammabili, come il butano, il propano o l’acetilene, prendete delle precauzioni. Evitate la vicinanza di fiamme e accendete il cannello con un accendigas. Non fumate mentre trasportate le bombole.
Infine, dovrete rispettare le norme relative allo stoccaggio, in quanto le bombole devono essere poste in un locale aerato, lontano da fonti di calore.